Il Partito Umanista di Milano aderisce al Presidio Operatori Sociali di Milano,

organizzato per giovedì 3 Luglio alle ore 18 P.zza Scala , davanti a Palazzo Marino.

I tagli hanno ucciso il welfare

Di seguito riportiamo i due comunicati relativi:

E’ arrivato il momento di farci sentire, di scendere in piazza e rivendicare i nostri diritti!!


E’ passato un anno dal primo presidio del 27 giugno 2013 contro i tagli nel sociale e la situazione è solo peggiorata!

La rete degli Operatori Sociali di Milano ha indetto un PRESIDIO DI PROTESTA E DI PROPOSTA che si terrà il 3 luglio 2014 alle 18.00 sotto palazzo Marino, in piazza della Scala!!!

L’evento è rivolto a tutti gli Operatori Sociali e alla cittadinanza e servirà a:

Informare la cittadinanza e i colleghi sulle reali ricadute dei tagli al sociale,
Chiedere conto delle intenzioni della giunta e dell’assessore Majorino relativamente al futuro del welfare e dei Servizi,
Far sentire la nostra Voce per mostrare che non subiremo lo smantellamento del sociale e dei nostri diritti di lavoratori.

per le organizzazioni, enti, associazioni che desiderano partecipare al presidio e sostenerci, chiediamo di NON PORTARE PROPRI SIMBOLI, BANDIERE, STRISCIONI.

Condividete pure l’evento e grazie a tutti per la solidarietà!

Ti aspettiamo!


Il 3 luglio 2014 saremo in piazza per protestare contro i tagli feroci e cinici dei fondi destinati all’assistenza e alla cura perché pensiamo che nessuna società che voglia dirsi civile e progredita possa accettare senza colpo ferire che salute e attenzione a chi ne ha bisogno possano essere trattate con le stesse logiche dei banchieri e della finanza.

Ma siamo anche consapevoli che un effettivo ed autentico cambio di rotta rispetto alle politiche sociali non arriverà “naturalmente” da questa giunta o da questo governo. O da qualunque altra giunta o altro governo che arriveranno dopo.

I servizi sociali inizieranno ad essere ambiti di investimento e non di risparmio, le nostre condizioni contrattuali saranno finalmente ben diverse da quelle di oggi SOLO nella misura in cui gli operatori sociali cominceranno ad essere un soggetto, critico e pensante, in grado di fermare la barbarie dei tagli e di pretendere con orgoglio che il loro lavoro diventi il pilastro di una società diversa e migliore.

Essere sudditi e passivi di fronte a quello che accade o essere cittadini attivi che a partire da ciò che fanno costruiscono il cambiamento possibile. E’ questo il dilemma che abbiamo di fronte e anche lo stimolo positivo che vogliamo lanciare a chi fa il nostro lavoro. Ognuno di noi ha scelto questa professione a partire da motivazioni profonde, etiche, politiche, sociali, religiose. Non possiamo accettare che il senso ultimo di ciò che facciamo, cioè far sì che le persone di cui ci occupiamo crescano e diventino soggetti attivi della loro vita, si scontri poi con la nostra passività ed il nostro immobilismo di fronte a ciò che abbiamo di fronte.

Per fare questo abbiamo bisogno di organizzarci, in forma aperta, assembleare e fuori dalle logiche politiche di partiti e sindacati, per capire meglio gli aspetti più controversi del nostro lavoro, studiare contratti e “presunti modelli” di welfare e finalmente rivendicare trattamenti salariali (almeno) decenti, la fine della precarietà, la dignità della nostra professione.

Per fare questo abbiamo bisogno di metterci in rete, costruendo un legame di solidarietà che denunci le situazioni più assurde, accorra in sostegno dei colleghi in difficoltà, sviluppi proposte che associno il miglioramento delle nostre condizioni salariali con il valore sociale di ciò che facciamo ogni giorno. E rete va fatta anche con quei lavoratori che su altri terreni, dalla sanità all’immigrazione, all’insegnamento sono impegnati come noi a rispondere agli attacchi che subiamo.

Per fare questo dobbiamo alzare la testa, oggi di fronte al Comune e domani anche all’interno dei nostri posti di lavoro. Perché le Cooperative Sociali e le associazioni del terzo settore, oggi stritolate anch’esse dai tagli, non possono non essere considerate complici di un meccanismo perverso che ha assunto le logiche al ribasso e che spesso, pur di assecondare il loro padrino politico di riferimento, ha accettato le briciole dalle istituzioni condannando i lavoratori alla precarietà e abbassando drasticamente la qualità del servizio che offriamo.

E’ un gioco al massacro che dobbiamo rompere. Conflitto è una parola oggi considerata fuori tempo e fuori luogo, ma la guerra dei potenti contro i più deboli è un dato oggettivo e incontestabile.
Fino a quando la subiremo?

RETE DEGLI OPERATORI SOCIALI
Milano

Maggiori informazioni

http://operatorisociali.noblogs.org/