Presentazione del libro di Antonino Galloni: "L'ALTRA MONETA" Womanesimo e Natura ( dall'avere all'essere) Un nuovo rapporto tra religione, economia e scienza?
Sabato 23 Novembre 2019 ore 16 Presso Open Milano - Via Monte Nero 6
Dialoga con l'autore: Valerio Colombo: Partito Umanista

I temi affrontati da questo libro di Nino Galloni sono veramente molti, confermando il suo approccio non da semplice “Economista”, ma da pensatore multidisciplinare (e umanista).
Innanzitutto, l’autore analizza le tappe fondamentali dell’evoluzione storica della civiltà umana (Agricola – Industriale – postindustriale e “postcapicalistica”), mettendo giustamente l’accento sulla “fine della scarsità” che negli anni ’60 del secolo scorso apre il campo a un cambiamento di fase: il passaggio all’economia dell’abbondanza.

“Sarebbe bastato uscire anche dalla moneta a debito […] per completare la rivoluzione verso il Mondo Migliore: invece il compromesso fu di lasciare a debito la moneta”.

In sintesi, quando Galloni parla di moneta non emessa a debito, non ne fa solo una questione tecnico-contabile, ma parla di uno strumento di regolazione istituzionale dell’economia che invece di distribuire scarsità, possa distribuire l’abbondanza ormai alla portata di tutte le fasce della popolazione umana.

Nella seconda parte del libro Galloni analizza la situazione attuale del mondo, suddividendo il pianeta in tre aree: i Paesi emergenti ed emersi come la Cina che – per prima tra di essi – sta entrando nella fase postindustriale (l’industria sarà sempre importante, ma domanderà meno risorse a favore dei servizi); i Paesi di più antica industrializzazione che tentano di rilanciare il PIL – come gli USA di Trump – invece di comprendere come occorra un mutamento di paradigmi economici e monetari; i Paesi poveri e in ritardo di sviluppo (ma in forte crescita demografica) che potranno modificare il loro destino se sapranno abbandonare l’esportazione delle materie prime, dei semilavorati e delle merci ad alto contenuto di lavoro sottopagato per far crescere la domanda interna e sostituire le importazioni: solo così si scongiurerà una migrazione di massa verso le realtà considerate più ricche.

Nella terza parte, infine, si apre il campo alle prospettive future: il bivio tra la scomparsa dello Stato e la sua ripresa grazie al rafforzamento dei principi democratici, il superamento del paradigma ultra-competitivo proprio del liberismo, per passare a una cultura basata sulla cooperazione… “forse è venuto il momento di cercare di riassumere le componenti di un possibile cambio di paradigma prossimo venturo, capace di liberare gli umani dal bisogno, dall’isolamento e da ciò che opprime la piena espressione delle loro potenzialità.”

Alcune tra le condizioni poste da Galloni affinché ciò sia possibile hanno a che vedere con la definizione stessa di “Umano”; con la relazione col il divino, sia immanente che trascendente, che dovrà (ri-)“partire dall’interno dell’uomo stesso”; con la relazione tra umanità e natura; con il recuperare e riequilibrare il rapporto tra maschile e femminile nella società umana, superando e correggendo gli errori della fase del patriarcato.

Ovviamente si tratta di tematiche che l’autore non pretende di esaurire nel suo breve saggio: tuttavia mettendole in una relazione strutturale con l’”economico”, in un momento storico sempre più segnato dalla prevalenza ormai para-religiosa e totalizzante dell’economicismo nel vissuto umano, apre il campo a riflessioni orientate al superamento del paradigma attuale verso una società che potremmo definire pienamente “Umanista”.
 

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Antonino Galloni è nato a Roma il 17 marzo 1953. Ha svolto attività di studio e ricerca prima e dopo la sua laurea nel 1975 in Italia e all'estero, iniziando la sua attività di docente universitario a Roma, Milano, Modena, Napoli e Cassino.
Funzionario di ruolo al Ministero del Bilancio dal 1979, si è dimesso nel 1986 per insanabili contrasti con i Governi sulle politiche economiche e monetarie: durante questo periodo collabora strettamente e continuativamente col professor Federico Caffè.
Nel 1989 viene richiamato ai vertici dell'amministrazione – che aveva lasciato tre anni prima – dal Presidente del Consiglio per vedersi affidato l'incarico di contribuire a cambiare l'economia italiana perché le sue previsioni sui conti pubblici, sul Debito e sull'andamento delle imprese si erano rivelate esatte.
Dopo meno di due mesi di attività, a seguito di pressioni della Banca d'Italia, del Ministro del Tesoro, della Confindustria, della Fondazione Agnelli, della Fiat e, addirittura, dello stesso Helmut Kohl, deve nuovamente allontanarsi dal Ministero del Bilancio. Nel 1990 viene dunque chiamato dal Ministro del Lavoro Carlo Donat Cattin a fare il direttore generale dove resterà per oltre dieci anni, assumendo incarichi di gestione diretta della macchina amministrativa.
Dal 2002 al 2010 ha svolto i controlli contabili all'Inpdap, dal 2010 al 2015 all'Inps, dal 2015 al 2018 all'Inail.
È autore di numerosissimi saggi di economia che ne fanno uno degli autori più letti fra un pubblico che cerca soluzioni alternative e radicali ai mali della Società.