Convocazioni

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Riforma Costituzionale:
Per capirla meglio, per approfondirla, per discuterne.
Come mai è a rischio la nostra Democrazia?
Prenditi un momento per studiare insieme quali sono i 47 articoli della costituzione che vogliono cambiare e che impatto enorme e devastante avranno sull'economia, la democrazia, i nostri diritti, la nostra salute, educazione, la cura del territorio, i nostri figli, i giovani ed i diritti sociali.
Non è ancora troppo tardi per essere consapevoli e poter scegliere.
Via Accademia,53 Sabato 19 Novembre ore 18.00
Organizzato dal Partito Umanista che partecipa nei Comitati per il No

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Sabato 5 Novembre
STOP CORPORATIONS POWER!
Giornata Globale di Lotta Contro il Potere delle Multinazionali
Via Bellezza 16 - ARCI BELLEZZA
dalle ore 11 Workshop, Incontri, incursioni Teatrali e Musicali
ore 16 Incontro in Videoconferenza con il fotografo Pablo Ernesto Piovano, autore del reportage "El costo humano de los Agrotoxicos" sull'impatto delle coltivazioni OGM di Monsanto in Argentina
Saremo in piazza e per le strade d’Italia, ancora una volta, per opporci dal basso agli accordi di libero scambio nemici delle persone e del pianeta. Dopo la grande manifestazione del 7 maggio a Roma, la Campagna Stop TTIP rilancia la mobilitazione sui territori con lo #StopCETAday di sabato 5 novembre. Contestualmente, pubblicheremo “CETA: attacco al cuore dei diritti“, un adattamento del dossier “Making Sense of CETA” pubblicato a settembre da numerose organizzazioni della società civile europea.
Siamo chiamati a ribadire il nostro no all’accordo UE-Canada, il cavallo di Troia del TTIP. Oltre ad essere altrettanto pericoloso, il CETA apre le porte dell’Europa a più di 40 mila multinazionali statunitensi con una sede in territorio canadese. Dopo accelerazioni e brusche frenate, Bruxelles e Ottawa sono sicure di firmare il trattato entro l’11 novembre. Poi toccherà al Parlamento Europeo ratificare, e infine ai governi nazionali. Ma a quel punto, il CETA sarà già per buona parte in vigore a causa dell’applicazione provvisoria, proposta dalla Commissione UE e avallata dai capi di Stato. Riteniamo inaccettabile scavalcare i parlamenti nazionali su materie di tale importanza per la vita dei cittadini. Non condividiamo l’impostazione dei grandi accordi commerciali, costruiti su misura per il grande business a discapito dei diritti e dei beni comuni. Per questo invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a scendere in piazza per fermarli ancora una volta.

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Oggi giovedì 15 Settembre alle ore 18.30 in Piazza del Duomo a Milano Il comitato Stop TTIP di Milano ha fatto un Flash Mob contro TTIP e CETA.
Il vertice europeo di Bratislava in programma in questi giorni sarà l’occasione per fare il punto sugli accordi di libero scambio che la UE sta negoziando con Stati Uniti e Canada. Sul piatto c’è il contestatissimo TTIP (Accordo Transatlantico per gli Investimenti e il Commercio) e il CETA (Accordo Commerciale tra Europa e Canada).
Sono trattati che puntano alla privatizzazione dei servizi, allo smantellamento delle leggi per la protezione dell’ambiente, del lavoro, della tutela dei consumatori. Sono trattati che i cittadini europei non vogliono e contro i quali sono state raccolte 3,5 milioni di firme.
Le ultime dichiarazioni da parte di Francia, Belgio e Germania riguardo “la morte del TTIP”, per quanto possano suonare confortanti per i cittadini europei che vi si oppongono, non tranquillizzano i movimenti, le associazioni, i sindacati e le realtà politiche che in questi anni ne hanno contrastato le logiche.
L’idea che il trattato possa essere semplicemente “congelato” è inaccettabile. I cittadini europei e statunitensi, infatti, non possono vivere con la spada di Damocle di un accordo che i governi possono tirare fuori quando più gli fa comodo, magari contando su un momento favorevole che gli permetta di portare a casa il trattato senza fare troppo rumore.
Oggi siamo in piazza per chiedere che i governi della UE mettano fine a tutto questo, ritirando una volta per tutte il mandato a negoziare il TTIP, così come chiesto anche da Francia e Belgio.
Chiediamo anche che la Commissione Europea rinunci all’idea di rendere “provvisoriamente attivo” il CETA (trattato tra Canada e UE) prima che sia esaminato da tutti i parlamenti nazionali dei paesi aderenti all’Unione, impedendo così una discussione democratica e partecipata sul contenuto del trattato.
TTIP e CETA: non firmateli, FERMATELI!
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ROMA, 7 MAGGIO 2016 – PIAZZA DEL POPOLO
INSIEME PER FERMARE IL TTIP
https://www.youtube.com/watch?v=K_qdkgcZB0Q
DISPONIBILI PULLMAN DA MILANO
prenota entro il 2 Maggio
Costo 20€ (10€ per studenti, precari e disoccupati)
Per prenotare i pullman contattare Maurizio De Mitri all’indirizzo email
Partenza da Milano nella mattina del 7 maggio
Chiediamo a tutte le donne e gli uomini da sempre attivi in difesa dei diritti e dei beni comuni, ai sindaci, ai comitati, alle reti di movimento, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni contadine e consumeristiche, agli ambientalisti e al mondo degli agricoltori e delle piccole imprese e a tutti quanti hanno a cuore la democrazia, di costruire assieme a noi una grande manifestazione nazionale a Roma il 7 maggio 2016.
Per fermare il TTIP. Per tutelare i diritti e i beni comuni. Per costruire un altro modello sociale ed economico, per difendere la democrazia.
Tutte e tutti insieme è possibile
Leggi tutto: #7Maggio Roma STOP TTIP Manifesta con noi a Roma
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Votiamo SI al referendum del 17 aprile per questi 10 (più uno) motivi

1- Perché l'estrazione del petrolio inquina e distrugge l'ambiente. La natura è un bene comune e non deve essere usata e sfruttata per gli interessi di una minoranza, con discutibili ricadute sulla collettività.
2- Perché dietro il petrolio ci sono inevitabilmente i grandi gruppi, le multinazionali: i "poteri forti"
3- Perché il petrolio è una fonte che inevitabilmente si esaurirà, così spostiamo nel tempo un problema che è da affrontare subito.
4- Perché distruggendo la costa italiana si precludono i diritti; votare SI significa difendere il diritto alla salute di tutti. Significa anteporre il benessere della collettività rispetto al desiderio di pochi di guadagnare.
5- Perché se scegliamo il petrolio spostiamo gli investimenti dalle fonti rinnovabili alle fonti fossili; solo una classe politica fossile sceglierebbe di investire sui fossili che sono il passato e non il futuro!
6- Perché sostenere: "se non trivelliamo in Italia, allora dobbiamo andare ad inquinare da un'altra parte del pianeta" è una scusa poco credibile. Del resto, possiamo decidere come cittadini che fare nel nostro paese, non cosa faranno nel resto del mondo. Una volta imboccata la strada delle rinnovabili non si inquina più punto e basta!
7- Perché sono stati spesi 300 milioni di euro pur di non volere accorpare referendum alle amministrative; diamo un segnale politico partecipando al referendum. Infatti, come cittadini ci interessa come vengono usati i nostri soldi.
8- Perché dobbiamo anche dare un segnale forte che i cittadini hanno voglia di partecipare alla vita politica e non il contrario. Ancora una volta, si usa l'arma scorretta della disinformazione che impedisce ai cittadini di prendere decisioni coscienti.
9- Perché, peggio ancora, nuovamente si è deciso di usare l'arma impropria dell'astensionismo, per tentare di far fallire il referendum, che ancora oggi è valido solo al raggiungimento del quorum del 50% +1 (regola che secondo noi va cambiata togliendo il quorum)
10- Perché i posti di lavoro che si creerebbero dall'attività estrattiva sono pochi. Un miliardo investito in estrazioni petrolifere porta a 500 posti di lavoro. Lo stesso miliardo investito in fonte rinnovabili porterebbe a 9000 posti di lavoro. Un bella differenza di ricaduta occupazionale per la collettività.
11- Perché al di là del contenuto del testo referendario, siamo chiamati ad avallare o bocciare la scelta del governo di investire in fonti non rinnovabili. Se vincerà l'astensionismo, il governo si farà forte del risultato per intensificare le politiche energetiche basate su combustibili fossili, con danni probabilmente irreversibili sull'ambiente, sulla nostra salute e sull'economia Italiana.
Votiamo SI al referendum del 17 aprile 2016!