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Presidio a Milano davanti al Consolato Libico - Via F. Baracchini 7
MERCOLEDI 23 FEBBRAIO alle ore 18
Oggi saremo presenti al presidio in appoggio alla ribellione del popoli Libico difronte al suo dittatore e tiranno e per
manifestare la nostra vicinanza alle loro lotte nonviolente e per denunciare l'enorme e sconcertante violenza verso il popolo perpretata dai propri governanti.
Di seguito il testo dell'appello per il presidio di oggi a cui abbiamo aderito:
La nuova primavera dei popoli arabi, il vento del combiamento
democratico e popolare del “nuovo rinascimento arabo”, che finora ha
interessato la Tunisia, l'Egitto, lo Yemen e Barhein, sta ora
sconvolgendo la Libia. Il regime di Gheddafi sta rispondendo molto
duramente, scatenando le milizie di mercenari, i cecchini e gli aerei,
che sparano sulla folla, provocando finora centinaia e centinaia di
vittime.
Di fronte all'attendismo dell'Unione Europea e al vergognoso
atteggiamento del nostro governo di destra (che “non vuole disturbare”
Gheddafi), facciamo appello a tutti i democratici affinché si corra in
aiuto del popolo libico, perché si fermi immediatamente la
repressione, perché si solidarizzi con la sua lotta, in difesa del
diritto di manifestare per la libertà e la democrazia, per migliori
condizioni di vita.
Promuovono a oggi:
Associazione Culturale Punto Rosso, Camera del Lavoro metropolitana -
Cgil Milano, Federazione della Sinistra, Sinistra Critica e altri
organismi in via di definizione
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Sabato 12 Febbraio a Milano abbiamo partecipato in diversi di Milano e Torino alla giornata di mobilitazione a sostegno dei popoli
Eravamo in diversi umanisti, tra cui del Partito Umanista, Convergenza delle Culture e Mondo Senza Guerre, la Comunità per lo Sviluppo Umano.
che in questi giorni, dalla Tunisia all’Egitto allo Yemen, stanno lottando per la liberazione dalle rispettive dittature.
Il percorso è stato da Loreto sino alla Stazione Centrale, moltissimi giovani Egiziani , c'erano presenti varie associazioni.
C'è stato un discorso finale molto sentito in Stazione Centrale di un giovane Egiziano torinese.
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Il Partito Umanista aderisce alla giornata di mobilitazione, prevista per il 12 febbraio in varie città italiane, tra cui Milano, a sostegno dei popoli che in questi giorni, dalla Tunisia all’Egitto allo Yemen, stanno lottando per la liberazione dalle rispettive dittature.
Il sostegno internazionale è particolarmente necessario in quanto questa lotta di liberazione non può essere diretta solo contro i rispettivi oppressori, ma deve essere rivolta anche contro gli enormi interessi economico-finanziari che finora hanno portato avanti i loro sporchi affari foraggiando da una parte dei governi-fantoccio e affamando dall’altra milioni di cittadini.
Come se non bastasse, la lotta in corso, che ha visto sostanzialmente solo la violenza della reazione delle forze dell’ordine, deve difendersi dai sostenitori del fanatismo religioso, come testimonia la recente comparsa di un comunicato con cui Al Qaeda invita i manifestanti al "jihad contro il tiranno egiziano e i suoi padroni di Washington e Tel Aviv", per la fondazione in Egitto di uno "stato islamico".
La rivoluzione non ha bisogno della violenza.
Se diventa violenta non è più rivoluzione.
Questo il punto di vista degli umanisti e, ne siamo certi, della grandissima maggioranza dei cittadini che in questi giorni stanno riempiendo le piazze per chiedere le dimissioni dei rispettivi dittatori.
Partenza Sabato 12 Febbraio
Piazzale Loreto ore 15.00
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Ieri alcuni del Partito Umanista di Milano, come altri a Torino, in Lazio e a Firenze abbiamo partecipato allo sciopero.
Abbiamo preso contatto con varie realtà in agitazione di fabbriche o aziende proponendo la copartecipazione dei lavoratori nella direzione e gestione delle aziende.
Ecco un breve video che abbiamo fatto ieri sulla copartecipazione.
Sciopero 28 Gennaio Copartecipazione from Roberto Innocenti on Vimeo.
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Gli umanisti italiani aderiscono e appoggiano lo sciopero generale indetto per il 28 gennaio 2011.
Appuntamento a Milano p.ta Venezia ore 9.15, vicino al Planetario
Facciamoci tutti una semplice domanda: “quali sono le condizioni in cui vogliamo vivere?” Se risponderemo con sincerità scopriremo che la stragrande maggioranza dei cittadini non vive, ma sopravvive.
L’accordo firmato per i lavoratori della Fiat di Mirafiori e di Pomigliano impone delle condizioni di lavoro compatibili solo con un regime di sopravvivenza, non certo con la vita piena a cui tutti aspiriamo.
Eppure questo accordo scellerato è stato firmato da tutti i sindacati seduti al tavolo delle trattative, tranne dalla Fiom, ed è stato appoggiato da quasi tutti i partiti politici presenti in Parlamento. Neanche il fatto che poco meno della metà dei lavoratori ha rifiutato tale accordo ha determinato dei ripensamenti. Evidentemente chi, nei sindacati e nei partiti di sinistra, dovrebbe rappresentarci non sa più cosa vuol dire veramente vivere, se hanno visto nelle condizioni imposte dalla Fiat addirittura un’opportunità da non perdere.
Non c’è alternativa: dobbiamo ricordarglielo noi che cosa vuol dire vivere e non sopravvivere. Questo sciopero è una delle opportunità che abbiamo per riportare l’ago della bussola laddove deve stare, cioè rivolto verso il rispetto della Costituzione e il progressivo miglioramento delle condizioni di vita di tutti, senza distinzioni di alcun tipo.
Per questo motivo lo sciopero del 28 gennaio non riguarda solo i lavoratori della Fiat, ma riguarda tutti, perché l’accordo firmato rappresenta, né più né meno, una violazione delle norme fondamentali della Costituzione e un pericolo per la stessa dignità della vita umana.
La lotta, poi, continuerà. Non sarà né facile né breve. Ma una cosa è sicura: se continueremo a chiedere a noi stessi e a chi ci circonda quali sono le condizioni in cui vogliamo vivere, non perderemo mai la bussola e ci apparirà sempre più chiara la giusta direzione, che ci porterà, rifiutando chi vuole trattenerci nella preistoria, verso la vera storia del genere umano.