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Taglio dei parlamentari, taglio di democrazia
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Oggi comincia alla Camera la discussione per approvare la modifica della Costituzione che taglia il numero dei parlamentari di Camera e Senato.
Il Governo attuale, M5S e PD, in continuità con quello precedente, M5S e Lega, vuole modificare la Costituzione ( agli articoli 56,57,59) per “tagliare” 365 parlamentari, passando cioè da 630 a 400 alla Camera, da 320 a 200 al Senato.
Il rapporto tra elettori ed eletti, in questo momento, è di 96.006 elettori per ogni deputato; con la riforma il rapporto – e, con esso, la distanza tra elettori ed eletti - aumenterebbe a 151.210 elettori per ciascun deputato, mentre per i senatori si passerebbe da 188.424 elettori a 302.420.
Diminuire il numero di membri del Parlamento significa allontanare ulteriormente i cittadini dal potere e dalla politica.
Questa diminuzione di rappresentatività, unita agli sbarramenti delle leggi elettorali in vigore, si tradurrebbe in soglie di sbarramento reale tra il 10% ed il 20%, rendendo, nella sostanza, inaccessibile il Parlamento a qualsiasi partito privo di forti appoggi mediatici e finanziari.
Il depotenziamento delle Camere era già presente nella proposta di riforma costituzionale del 2016, che fu respinta dal popolo con il referendum. Anche nel 2006 era stata presentata una legge di revisione costituzionale, seppur non così drastica come quella in esame oggi, per diminuire il numero dei deputati e dei senatori, anch’essa respinta dal popolo con un referendum.
E’ dal 1985 che i partiti che si sono alternati al governo nelle varie legislature pongono nella propria agenda il taglio dei parlamentari; sembra evidente che, da lungo tempo, i partiti al governo abbiano tra le loro priorità il fatto di rendere sempre più inaccessibile il Parlamento alle forze politiche minori, cui mancano visibilità mediatica e forza economica.
Il depotenziamento del potere del Parlamento è in atto già da anni, mediante la consolidata prassi di impegnare il Parlamento non nella sua funzione legislativa ma, piuttosto, grazie al ricatto del voto di fiducia al governo, nell’approvazione di Decreti Legge che, per di più, sono per la maggioranza implementazioni di direttive europee che arrivano direttamente dalla Commissione Europea.
Troppo spesso,ormai, all’approvazione del Parlamento vengono sottoposte leggi che nemmeno sono state discusse, come è accaduto in occasione dell’ultimo bilancio dello Stato.
Inoltre le leggi elettorali più recenti hanno, di fatto, sottratto agli elettori la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti, che vengono scelti dai partiti attraverso il meccanismo delle liste bloccate.
Nel 1946, prima che la Costituzione fosse promulgata, nei lavori della Sottocommissione della Commissione per la Costituzione del 18 settembre, furono espresse le seguenti valutazioni, volte a definire la proporzione tra numero di elettori e numero di deputati e senatori: ”La diminuzione del numero dei componenti la prima Camera repubblicana sarebbe in Italia interpretata come un atteggiamento antidemocratico, visto che, in effetti, quando si vuol diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incominciano col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni. Quindi, se nella Costituzione si stabilisse la elezione di un Deputato per ogni 150mila abitanti, ogni cittadino considererebbe questo atto di chirurgia come una manifestazione di sfiducia nell’ordinamento parlamentare.”
I fautori del taglio dei parlamentari sostengono la validità di questa limitazione della democrazia, utilizzando come termine di paragone la proporzione elettori/eletti dei Paesi meno evoluti in termini democratici. Inoltre prospettano un risparmio che si attesterà intorno ai 60 milioni di euro, una somma praticamente irrilevante all’interno del bilancio dello Stato.
A fronte di tale risibile risparmio, si avrà come conseguenza un costo sociale esorbitante, dovuto alla svendita degli assetti strategici dello Stato, che proseguiranno ancora più spediti grazie a un Governo, un Parlamento e un Senato sempre più slegati dai bisogno e dalle istanze della popolazione.
Il numero dei Parlamentari sarebbe invece da incrementare, per ridurre la distanza tra elettori ed eletti, in modo che, ancora una volta nella storia, la Costituzione Italiana fosse di ispirazione nella lotta per i diritti sociali e democratici di tutti gli altri popoli.
E’ indispensabile ridare al Parlamento la centralità che gli assegna la Costituzione.
Va approvata una nuova legge elettorale proporzionale, senza sbarramenti e che garantisca il diritto di scelta dei parlamentari da parte degli elettori.

18 Luglio - Presidio: NO alla privatizzazione di ATM
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Presidio piazza della Scala ore 17.30 alle 20.30
Entro settembre il Comune di Milano deve decidere se considerare di “interesse pubblico” la proposta di MILANO NEXT per la gestione del trasporto locale nella città di Milano, città metropolitana, province di Monza e Brianza, Lodi e Pavia.
Il “consorzio temporaneo di aziende” si propone come gestore per 15 anni e al suo interno ha aziende private (alcune quotate in borsa) e società controllate da Ferrovie dello Stato.
Si tratta, in pratica, della PRIVATIZZAZIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO A MILANO.
Esattamente ciò che la giunta ha negato di voler fare negli ultimi due anni.
Chiediamo al Comune di Milano di bloccare immediatamente questa operazione di svendita di un patrimonio collettivo che non può e non deve finire nelle mani dei soliti speculatori, interessati esclusivamente agli utili.
ATM e il servizio di trasporto locale devono rimanere in mani PUBBLICHE ed essere gestite solo nell’interesse delle cittadine e dei cittadini, della tutela della salute degli abitanti e dell’ambiente.
SU ATM DECIDE MILANO

L'inizio della fine delle armi nucleari - 9 Luglio
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In occasione del secondo anniversario dell'approvazione del Trattato Onu sul Disarmo Nucleare (campagna ICAN, premio Nobel della Pace 2017) sarà proiettato in prima nazionale “L’inizio della fine delle armi nucleari”.
Martedì 9 luglio 2019 dalle ore 17:30 alle 19:30
FONDAZIONE AMBROSIANEUM, sala Lazzati, Via delle Ore 3, (MM1-3, fermata Duomo)
Già presentato in prima mondiale a New York il 6 giugno, racconta la storia della bomba atomica, degli attivisti anti-nucleari e del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN, approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU il 7 luglio 2017 con il voto favorevole di ben 122 paesi) attraverso le parole di persone che hanno dedicato la vita a rendere illegali queste armi distruttive.
Spiega anche come ognuno di noi possa partecipare a un grande movimento mondiale per la stigmatizzazione delle armi nucleari, in modo da spingere i governi a ratificare il trattato il più presto possibile.
Il documentario si inserisce nel contesto della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che partirà il 2 ottobre 2019 da Madrid e, percorrendo tutti i continenti, vi tornerà l’8 marzo del 2020.
La Marcia Mondiale ha tra i suoi obiettivi generali la diffusione della cultura della pace e della nonviolenza, il disarmo -in particolare quello nucleare, la difesa dell’ambiente e la valorizzazione della diversità. Il documentario aspira a contribuire all’obiettivo di giungere alla fine della Marcia alla ratifica del TPAN da parte di 50 paesi, in modo da renderlo vincolante.
Parteciperanno:
- Tony Robinson, produttore del documentario e redattore di Pressenza
- Rafael de la Rubia, fondatore di Mondo senza Guerre e senza Violenza e promotore della Prima e della Seconda Marcia Mondiale Pace e Nonviolenza
- membri istituzioni di Milano, della Città ’ Metropolitana di Milano, delle provincie di Varese-Alto Verbano, Brescia.
Con la presenza di,
- Giovanna Pagani, presidente onorario WILPF ITALIA
- Coordinamento di cittadine e cittadini, associazioni, enti ed istituzioni locali contro l'atomica, tutte le guerre e i terrorismi di Torino (https://www.facebook.com/pg/AGiTEPiemonte/about/?ref=page_internal)
(seguirà rinfresco)

Diciamo no alla privatizzazione del trasporto pubblico milanese.
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Entro il prossimo mese di agosto il Comune di Milano e l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale si dovranno esprimere sulla proposta pervenuta dall’associazione temporanea di imprese “Milano Next”, che intenderebbe prendere in gestione il servizio di trasporto pubblico per i prossimi 15 anni, attraverso lo strumento del project financing, nell’intero bacino di Milano, Monza, Lodi e Pavia.
La novità assoluta è che Azienda Trasporti Milanesi (società interamente controllata dal Comune di Milano) non si propone in questa operazione da sola, bensì assieme a IGPDecaux, A2A, Busitalia (società di trasporto pubblico delle Ferrovie dello Stato), Hitachi Rail Italy (produttore di treni per le metropolitane, di proprietà del colosso giapponese Hitachi) e altri soggetti privati già quotati in borsa.
Questa operazione ha quindi lo scopo di inserire soggetti privati nella gestione del trasporto pubblico e nella realizzazione delle relative infrastrutture, diluendo la funzione di ATM in un più ampio consorzio pubblico-privato. Gli introiti dei biglietti ed i risparmi nei costi di produzione, invece di essere investiti nel miglioramento del servizio o di ritornare, come utili di una partecipata, all’amministrazione comunale, verrebbero dirottati in dividendi per gli azionisti delle società che partecipano al consorzio.
Si determinerebbe inoltre una situazione di monopolio che renderebbe assai più difficile il ruolo di indirizzo e controllo degli enti pubblici locali (a partire dallo stesso Comune di Milano), anche per via delle immediate asimmetrie nel possesso delle informazioni sul funzionamento del servizio a favore del Consorzio pubblico-privato.
I firmatari del presente appello si dichiarano contrari a questa operazione, che è l’inizio di un percorso di privatizzazione del trasporto pubblico milanese, il quale potrebbe, in futuro, conoscere ulteriori sviluppi (cessione di quote societarie di ATM, quotazione in borsa dell’intero Consorzio “Milano Next”, etc.).
Una parte dei servizi di trasporto pubblico locale interurbani è già oggi gestita da società private (Autoguidovie, STAV, STIE, etc.). In nessun caso si è dimostrata una maggiore efficienza rispetto ai servizi svolti da ATM né un significativo risparmio di costi. Ciò non sorprende: è scontato il fatto che un privato assuma la gestione di un servizio pubblico esclusivamente con lo scopo di ricavarne un profitto. Non ci sembra casuale, a questo proposito, che questa operazione venga proposta contestualmente all’incremento del prezzo dei biglietti e degli abbonamenti che scatterà nell’estate del 2019.
Inoltre, è forte la preoccupazione, fondata sull’esperienza, che l’ingresso dei privati nella gestione del trasporto pubblico porti con sé l’abbassamento dei salari e dei diritti dei lavoratori del settore. Già oggi, i lavoratori delle aziende private guadagnano meno dei loro colleghi di ATM e molto spesso sono soggetti a normative su turni e riposi meno favorevoli.
L’alternativa esiste. L’Agenzia di bacino e il Comune di Milano possono procedere all’affidamento diretto dei servizi di trasporto pubblico ad ATM, in quanto società sulla quale il Comune esercita un controllo analogo a quello che esercita sulle proprie strutture (cd. affidamento “in house”). Tale tipo di affidamento diretto è possibile anche da parte di un gruppo di enti locali, così da coprire l’intero bacino di Milano, Monza, Lodi e Pavia.
La legittimità di una scelta di questo tipo è stata inoltre confermata anche da recentissime decisioni della Corte di giustizia UE: 8 maggio 2019, C-253/18; 21 marzo 2019, Cause riunite C-266/17 e C-267/17. In tutti questi casi, enti territoriali tedeschi hanno affidato direttamente i servizi di trasporto pubblico a società da loro controllate! Non è vero che la normativa europea ci impone di svolgere gare e di privatizzare!
In prospettiva, riteniamo altresì che ATM debba essere trasformata da società per azioni in azienda speciale (ossia “municipalizzata”, come già era) per evitare future tentazioni privatizzatrici, impedendo manovre sulle quote societarie.
Per tutte le ragioni sin qui indicate, i firmatari del presente appello:
• Dichiarano la propria contrarietà a qualunque percorso di privatizzazione del trasporto pubblico e quindi contrastano l’accoglimento della proposta in project financing dell’associazione temporanea “MILANO NEXT”;
• Promuovono e sviluppano una campagna di sensibilizzazione e di contrasto su questo tema;
• Sostengono e supportano le iniziative sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici del trasporto pubblico contro la privatizzazione dei servizi, a partire dallo sciopero indetto da Cub Trasporti per il prossimo 11 luglio;
• Chiedono ai consigli comunali e provinciali (e della città metropolitana) di Milano, Monza, Pavia e Lodi di esprimersi in favore della proposta di affidamento diretto “in house” dei servizi di trasporto pubblico locale ad ATM;
• Chiedono la trasformazione di Azienda Trasporti Milanesi da società per azioni in Azienda speciale;
• Esprimono totale contrarietà all’aumento delle tariffe del trasporto pubblico, che dovrebbe essere gratuito e finanziato interamente dalla fiscalità generale, in maniera quindi realmente progressiva.
Comitato ATM PUBBLICA
Aderiscono:
Attac Milano
Comitato popolare difesa beni comuni" Stefano Rodotà"
Comitato Milanese Acquapubblica
Costituzione Beni Comuni Milano
Milano in Comune
Partito della Rifondazione Comunista Milano
PCI Milano
Rete Della Conoscenza Milano
RiMake-FuoriMercato
Sinistra Anticapitalista
Sinistra Italiana Milano Est
Partito Umanista Milano
Partito dei CARC
Andrea Fumagalli (Università di Pavia, Effimera.org)
Emilio Molinari (Movimento mondiale per l'acqua)
Guido Viale (economista ambientale)

24 Marzo: LO “STATO COORDINATORE” > una Rivoluzione Umanista
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Domenica 24 Marzo 2019 > ore 14.30
MILANO > Casa della Cultura
Via Borgogna,3 [MM San Babila]
Programma indicativo:
h. 14.00 Introduce e modera
Valerio Colombo - gruppo di studio sui nuovi modelli economico sociali del Partito Umanista
h. 14.30 Video Intervista
L’istituzione monetaria come strumento democratico per il XXI secolo
Massimo Amato – Docente di Storia economica e Storia del pensiero economico presso l’Università Bocconi.
h. 15.00 Il fallimento economico e non solo sociale
Francesco Bochicchio - Professore di Diritto dei mercati finanziari presso la facoltà di Economia dell’Università di Parma; Membro del Circolo degli Scipioni
h. 15.30 La scarsità tra mito ed evoluzione umana
Nino Galloni - Economista; Presidente del Centro Studi Monetari; dal 2002 al 2018 sindaco all'INPDAP, all'INPS, all'INAIL in rappresentanza del Ministero del lavoro e all'OCSE
h. 16.00 Verso un'etica intenzionale: la creazione di un nuovo mito
Loredana Cici – giurista;Internazionale Umanista
h. 16.30 Interventi delle associazioni che promuovo l’evento
h. 17.00 Interscambio con il pubblico
Organizzatori:
Partito Umanista
Risorgimento Socialista
Movimento RadicalSocialista
Circolo degli Scipioni
Patria e Costituzione
L’attuale situazione di totalitarismo economicista neoliberista sta facendo tornare alla ribalta il tema della sovranità degli stati nazionali, contrapposta al cosmopolitismo della globalizzazione.
Dal punto di vista umanista ovviamente quella da rivendicare è la sovranità popolare, che al momento attuale ha la possibilità di manifestarsi a livello giuridico esclusivamente all’interno degli stati.
Ma si tratta di un “ritorno a qualcosa che prima c’era” o invece la questione è quella di rivendicare l’aspirazione a una vera sovranità del popolo che non è mai stata pienamente raggiunta?
Non c’è dubbio che nella seconda metà del XX secolo siano stati fatti grandi passi avanti in questo senso soprattutto dal punto di vista giuridico-istituzionale con l’apparire di Costituzioni come quella Italiana che hanno rivoluzionato, almeno a livello di principio, la relazione tra il Popolo e lo Stato.
Tuttavia, è evidente che lo slancio di quel cambiamento che, subito dopo la II guerra mondiale ha portato anche a promulgare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, è stato frenato quasi subito per fermarsi del tutto verso la fine degli anni ’70…
La fine del XX secolo è stata contraddistinta da un processo di apparente trionfo del neoliberismo come manifestazione più estrema di quel capitalismo che, dopo aver lottato per quasi due secoli con l’antagonista socialista, ha finito, almeno apparentemente, con il prevalere in modo definitivo.
D’altronde l’inizio del nuovo millennio è stato caratterizzato da ondate crescenti di “crisi” che hanno mostrato esplicitamente quanto fosse falsa la promessa di benessere e libertà per tutti con cui la fazione trionfatrice cercava di legittimare le proprie ragioni.
La disuguaglianza sta superando i livelli precedenti all’inizio della rivoluzione industriale, la speculazione finanziaria fuori controllo domina gli apparati internazionali costituendosi come un parastato dittatoriale e le forze economiche produttive, mosse solo dall’aumento del profitto, spingono verso il collasso ecologico del pianeta… Per non parlare dell’impatto sociale che potrà avere la rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale se lasciata solo in mano al mercato.
È evidente che è più che mai necessaria una forma di organizzazione della collettività che possa riprendere in mano le redini giuridiche ed esecutive. Se è vero che non sembrano esserci alternative se non quella di ripartire dalla sovranità degli stati nazionali che sono attualmente l’unica entità con caratteristiche democratiche che possano contrastare il parastato globalista, è opportuno riflettere su quali siano gli elementi adatti alla situazione del XXI secolo che debbano essere al più presto iniettati in queste organizzazioni per renderle un punto di partenza per l’ottenimento, per la prima volta nella storia, della vera sovranità popolare.
Sicuramente possiamo trovare nelle costituzioni della II metà del XX secolo, in primis in quella Italiana, e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo i semi che se sviluppati opportunamente possono far partire questo processo di riscossa della collettività.
La nostra aspirazione è quella di arrivare a uno “Stato Coordinatore” che possa configurarsi come una vera intelligenza collettiva partecipata direttamente da tutti, in una democrazia reale articolata in modo complesso con meccanismi di democrazia diretta, partecipata e rappresentativa.
Si tratta di un modello in cui lo Stato, in quanto strumento di autoregolazione della comunità nei suoi vari livelli, possa coordinare il mercato e i suoi attori, eliminando le asimmetrie informative e soprattutto definendo e regolando un’articolazione diffusa del concetto di proprietà, che non escluda forme di proprietà privata e neanche il capitale come elemento dell’economia, ma le normi in modo tale che non siano prevalenti rispetto all’interesse comune.
In sintesi, si tratta di aggiungere il tema della violenza economica tra quelle da deprecare a livello giuridico.
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